Roma,16 novembre 2001

Manifestazione nazionale Fiom-Cgil, Piazza San Giovanni

manif. 16/11/01 2

Estratto dell'intervento di Claudio Sabattini, segretario generale Fiom. 

«Noi pensiamo che la democrazia sia il bene più importante che hanno i lavoratori e le lavoratrici, l’unico modo per contare, l’unico modo per essere protagonisti. E allora, se questo è l’unico modo, ciascuno deve pensare a sé, ai propri interessi, ma deve pensare al compagno che sta vicino a lui, deve pensare alla ragazza che lavora nei call-center, deve pensare agli immigrati, che vengono qua e vengono rispediti a casa. Se, cioè, ognuno di voi, ognuno di noi, nel momento in cui pensa a se stesso pensa a tutti, vuol dire che noi diventiamo insostituibili nella democrazia» (...) «e questa manifestazione vuol dire democrazia e libertà, vuol dire diritti per tutti, vuol dire superare ogni forma di precariato, vuol dire, cioè, aprire una strada nuova e diversa – come dicono alcuni dei nostri amici – verso un mondo migliore».

«Qualcuno chiede qual è la prospettiva. Qualcuno chiede dove andranno i metalmeccanici dopo questa stupenda manifestazione. Noi lo sappiamo dove andiamo. Noi sappiamo che questa battaglia non è una battaglia contingente, non è una battaglia che si realizza in una giornata – sia pure grande e meravigliosa come questa –, non è una battaglia che si raggiunge in pochi giorni. Abbiamo di fronte a noi una posizione della Confindustria e del governo che dice: “gli unici lavoratori sono quelli che non debbono avere alcun diritto”, perché solo i lavoratori senza diritto piacciono ai padroni.

Ma noi lo diciamo da qua, con cautela, ma con fermezza. Questi padroni forse non hanno capito una cosa essenziale. Non hanno capito cioè che la nostra forza non deriva - come deriva la loro, dai soldi, dalla finanza - i lavoratori e le lavoratrici combattono perché credono in quello che fanno. I loro manager, i loro dirigenti fanno i manager e fanno i dirigenti esclusivamente per soldi, per denaro. Noi non siamo come loro: siamo all’opposto di loro e questa è la ragione per cui non possiamo che vincere questa battaglia.

Chi pensa anche tra di noi che in fondo questa è una fase transitoria, e che dopo c’è da passare la nottata e poi tutti ritorna come prima, noi dobbiamo dire con assoluta fermezza, che i padroni non hanno intenzione di fermarsi e che comunque queste grandi trasformazioni, guidate dal capitalismo americano, in Italia, in Europa e nel mondo, non si fermeranno.

Noi rispondiamo: è la strada della lotta quella che noi indichiamo. Noi indichiamo dicendo che siamo tornati in piazza e ci rimarremo.»


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